Il calcio italiano è sempre stato fucina di grandi portieri. Ogni epoca ha visto portieri di grande livello calcare i campi degli stadi. In questi ultimi anni, siamo gli spettatori, non protagonisti, della dittatura di Buffon, numero uno incontrastato in Italia e senza ombra di dubbio tra i migliori di sempre.
Eppure, gli appassionati 'diversamente' giovani, ricorderanno uno dei più famosi dualismi tra portieri nella storia del calcio italiano. E' quello tra Walter Zenga e Stefano Tacconi, due tra i più forti portieri degli anni 80 e vissuto in modo molto intenso.
Impossibile non conoscerli anche oggi, comunque legati direttamente o meno al mondo del calcio. Zenga come allenatore giramondo e Tacconi come commentatore senza peli sulla lingua.
A noi, comunque interessa parlare dei loro anni d'oro, quando difendevano la porta di Inter e Juventus ed erano i primi due portieri della nazionale italiana di Vicini. Il calcio, si apriva agli sponsor e anche loro, forti del loro appeal seppero approfittarne. Diventarono tra i testimonial più importanti al mondo di Uhlsport, quando l'abbigliamento tecnico ed i guanti da portiere diventavano un'icona distintiva nei confronti degli altri giocatori. Guanti e maglie appariscenti anticiparono di oltre 15 anni i primi timidi tentativi di indossare scarpe colorate.
Le carriere calcistiche
Tacconi era il portiere della Juventus di Platini e Trapattoni. Una squadra fortissima che vinse tutto in Italia e all'estero. Il portiere di Perugia mise la sua firma nella partita di Coppa Intercontinentale 1985 contro l'Argentinos Junior, riuscendo a fermare due calci di rigore. Ancora oggi è l'unico giocatore ad aver vinto tutti i trofei internazionali per club, anche se non disputò l'incontro di Supercoppa Europea, giocato da Bodini, suo storico secondo, che venne preferito per un lungo periodo nella stagione 1984-1985, quella conclusasi con la triste partita dell'Heysel.
Strano pensare che per un anno, prima di iniziare la sua carriera da professionista, abbia militato nelle giovanili dell'Inter. Poi fu lasciato partire, forse, proprio perché la dirigenza aveva intravisto in Zenga il ragazzo più adatto per sostiture Ivano Bordon, storico portiere dell'Inter negli anni 70.
Zenga aveva l'Inter nel suo destino. Giovane milanese cresciuto negli anni 70 nel settore giovanile nerazzurro. Qualche anno a farsi le ossa tra Salernitana, Savona e Sambenedettese, dove fu anche triste protagonista del tragico rogo della curva dello stadio Ballarin.
Nell'estate del 1982 il ritorno a Milano, per una stagione come secondo di Bordon, poi titolare inamovibile per oltre dieci anni. Capitano e trascinatore in campo e fuori. Riconoscibile per la catenina che indossava quando giocava, il suo ciuffo ribelle e il naso storto a seguito di uno scontro di gioco. Indimenticato il suo soprannome di Uomo Ragno.
Ottenne meno successi di squadra rispetto a Tacconi, ma fu riconosciuto globalmente come uno dei migliori portieri in assoluto a cavallo degli anni 80 e 90. E' stato premiato per tre anni di fila dalla IFFHS come miglior portiere del mondo e presente nei primi dieci posti per sette consecutivi. I suoi avversari erano del calibro di Schmeichel, Taffarel, Preud'homme, Pfaff e Dasaev, solo per citarne alcuni. Tutti portieri che hanno lasciato importanti tracce nella storia del ruolo.
La Nazionale
Per Zenga e Tacconi, dopo la disfatta ai mondiali del 1986, si aprono le porte della nazionale, anche se il primo, aveva già fatto parte della spedizione come terzo portiere. Con Vicini nuovo commissario tecnico, la scelta di far giocare il numero uno interista è scontata, avendolo già avuto durante la sua permanenza in Under 21. Per entrambi le convocazioni per gli Europei del 1988 e i Mondiali del 1990 con le stesse gerarchie prestabilite e immutate. Questo ha esacerbato la rivalità tra i due, raccontata da Tacconi con alcuni aneddoti o riflessioni che lasciano poco adito a dubbi. Tra queste, una dichiarazione molto diretta, rilasciata nell'estate del 2011:
"Lui è stato sempre sfigato, perché non ha vinto niente, io ho vinto tutto. E’ lui che si deve incazzare, non certamente io. Anche in nazionale non ha vinto niente. Io ho avuto la fortuna nel 90 di vincere due coppe e lui a Coverciano si incavolava perché io festeggiavo. Era una vera goduria".
Parole forti, però estratte da un contesto a tinte bianconere (era in Sicilia per degli eventi legati alla Juventus), ma che comunque raccontano un Tacconi sempre pronto a ravvivare il confronto tra lui e il suo ex collega. E' successo anche durante gli ultimi mondiali in Brasile, quando Van Gaal ha sostituito Cillessen con Krul poco prima dei calci di rigore ai quarti di finale contro la Costa Rica. Mossa che si è rivelata vincente e che avrebbe voluto fosse stata fatta da Vicini, al momento dei rigori contro l'Argentina ad Italia 90.
I campionati del mondo in Italia, dove Zenga arrivò da imbattuto e protrasse la sua striscia sino a quella semifinale. Sino a quell'uscita dove fu anticipato da Caniggia. Un errore che non è stato mai ammesso. Anzi, sempre negato con forza:
"Solo Maradona ha capito tutto. Perché lui conosce il calcio: la verità è che è stato bravo Caniggia. È riuscito ad anticipare la mia idea di anticipare lui".
Avrebbe potuto ammettere di aver sbagliato i tempi dell'uscita, fondamentale in cui non ha mai eccelso, ma il suo carattere non l'avrebbe mai permesso. Ed è così diventato il simbolo di quel mondiale che avremmo dovuto vincere, colpevole più di altri compagni che non incisero come ci si sarebbe aspettato. 517 minuti di imbattibilità che non valsero nulla.
Considerazioni finali
Il calcio che si viveva negli anni 80 è molto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati oggi. Anche il ruolo del portiere è cambiato. E molto, se pensate che il divieto di retropassaggio al portiere fu introdotto nel 1992. Zenga e Tacconi sono stati due grandi rappresentati in quell'epoca che io ho vissuto da bambino. Grazie a loro ho iniziato a giocare in porta, a desiderare i primi guanti da portiere e giocare con maglie con inutili protezioni in spugna, anche sul cemento e l'asfalto delle strade.
Il tempo che passa, opinioni dettate dal tifo o da quello che oggi sono diventati, possono condizionare le valutazioni puramente tecniche. Non sono qui per dire chi fosse stato più forte tra i due, perché non sono nessuno per poterli giudicare, ma i riconoscimenti personali per Zenga sono un attestato importante, ma come Tacconi ha spesso dichiarato, le coppe le ha alzate soprattutto lui e fino a prova contraria, il calcio è ancora uno sport di squadra.
Lascio due video eloquenti. Tanti anni fa, la copertura televisiva era quella che era, quindi non meravigliatevi di immagini sgranate o materiale in parte rivedibile. Sono video belli anche per questo.